“Ci ritroviamo alla fine”
Il messaggio che le vicende del Campo di Ferramonti di Tarsia hanno trasmesso è stato quello della tolleranza e della possibilità di disubbidire ad ordini superiori disumani e negativi trasformandoli solo in attesa. Attesa della libertà. E nell’attesa si pensava a due elementi fondamentali che formarono la colla sociale: l’arte (si organizzarono eventi letterari, e musicali) e lo Sport (vi fu un campionato di Calcio fra gli ebrei di varie nazioni). In un diario del compositore ebreo viennese Kurt Sonnenfeld, autore del Lagerlied di Ferramonti, si legge una frase emblematica, relativa alle prove di brani musicali d’insieme che avrebbero richiesto molto studio ma che i musicisti esorcizzavano con un più sbrigativo ci ritroviamo alla fine.
Ben altra lettura può assumere la frase, in quegli anni di paura, ovvero la speranza di poter cantare tutti insieme fino alla fine la partita della vita. Italiani, slavi, greci, cinesi: a Ferramonti, vi fu uno straordinario incontro tra i differenti popoli e le differenti culture che si ritrovarono a condividere saperi in quella difficile esperienza.