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Memory Art

Memory Art e il legame con il bene culturale

“Memory Art - l’arte attraversa la memoria” è nato con lo scopo di ripercorrere un luogo, dargli nuova vita e raccontarlo attraverso la memoria, coinvolgendo artisti, performer, scultori, fotografi, che  tramite ogni forma artistica lo hanno posto nelle mani delle giovani generazioni. Così è. Pittori, musicisti, attori, sportivi, attraverso le proprie opere, sono diventati, un vero e umano strumento educativo di lotta e denuncia verso chi non ha vissuto, in prima persona, la tragedia della deportazione, della Shoah e ha il diritto e il dovere di venire a conoscenza di quanto accaduto in una delle più drammatiche vicende presenti nelle pagine dei libri di storia, un avvenimento che ha raso a zero la dignità degli esseri umani.

“Memory Art - l’arte attraversa la memoria” mediante la musica, il cinema, si è fatto garante di trasferire un’attenta riflessione su come spesso l’arte possa essere un antidoto contro gli accadimenti che coinvolgono oggi come allora popoli e uomini. E quale luogo poteva essere “fideiussore” di tutto questo? Sicuramente il Campo di Internamento di Ferramonti di Tarsia.  E’ stato il più  importante tra i numerosi  luoghi di internamento per ebrei stabiliti dal fascismo. Tra il ‘40 e il ‘43 vi furono rinchiusi più di 3.000 internati. La ristrutturazione ha lasciato intatti i tratti originari. E’ ubicato nella parte bassa della cittadina di Tarsia. Quasi a dare il benvenuto al visitatore.  Un luogo che profuma di umanità lesa, storia, arte e cultura. Lo storico ebreo inglese Jonathan Steinberg ha definito il campo di Ferramonti come “il più grande kibbutz del continente europeo”.  

Al Santa Cecilia in Roma, sono state eseguite le composizioni dei tanti musicisti detenuti a Ferramonti. Dal direttore d’orchestra Lav Mirski, al cantante Paolo Gorin, dal pianista Sigbert Steinfeld al trombettista Oscar Klein. Una comunità libera di organizzarsi con propri rappresentanti e di una struttura dotata di scuola, biblioteca, teatro e luoghi di culto diversi per ciascuno credo. La finalità di “Memory Art - l’arte attraversa la memoria”  con il Campo ha raggiunto un legame stretto. E il Campo di Ferramonti di Tarsia, alla scritta beffarda di  Auschwitz “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi), ha risposto… “Ci ritroviamo alla fine” il saluto augurio degli artisti prima di ogni concerto. E così è stato. Per fortuna.

 

 

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Memory Art e il Campo di Ferramonti di Tarsia
Un legame indissolubile

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